Definizione La leucemia acuta linfoblastica è una malattia clonale (che produce dei cloni di cellule) dei progenitori linfoidi caratterizzata da una proliferazione incontrollata e da arresto della maturazione, con accumulo di cellule immature (blasti) nel midollo osseo e soppressione dell’emopoiesi normale. Epidemiologia La LLA è la malattia neoplastica maligna più comune dell’infanzia, con un picco […]
La leucemia acuta linfoblastica è una malattia clonale (che produce dei cloni di cellule) dei progenitori linfoidi caratterizzata da una proliferazione incontrollata e da arresto della maturazione, con accumulo di cellule immature (blasti) nel midollo osseo e soppressione dell’emopoiesi normale.
La LLA è la malattia neoplastica maligna più comune dell’infanzia, con un picco di incidenza tra i 3-5 anni; si verifica anche negli adolescenti e presenta un picco minore negli adulti.
L’incidenza globale è di circa 2 casi ogni 100.000 persone per anno. Rappresenta la neoplasia più comune dell’infanzia (76% delle leucemie del bambino). E’ meno frequente nell’età adulta, costituendo il 24% dei casi complessivi di leucemie.
Sono stati individuati fattori di rischio per lo sviluppo della leucemia acuta linfoblastica.
Tra i fattori ambientali riveste un ruolo importante l’esposizione a radiazioni ionizzanti, benzene, farmaci chemioterapici e pesticidi.
Inoltre si ritiene che possano avere un ruolo patogenetico alcune infezioni virali, in particolare HTLV-1 e EBV(epstein barr virus è il virus che provoca la mononucleosi). Infine, è noto che nell’ambito di alcune malattie congenite (sindrome di Down, immunodeficenza congenita o acquisita, anemia di Fanconi, sindrome di Bloom, atassia teleangectasia) esista una maggiore incidenza di leucemie acute linfoblastiche.
Alterazioni cromosomiche sono riscontrabili nel 68-85% dei casi.
Circa il 90% delle LLA in età pediatrica rivela anomalie cromosomiche clonali, 50% delle quali sono traslocazioni.
La maggior parte delle alterazioni cromosomiche, in particolare la presenza del cromosoma Philadelphia, sono associate a malattia biologicamente aggressiva e a prognosi sfavorevole.
Sappiamo che ancora oggi esiste soprattutto in età pediatrica una differente prognosi ed una differente terapia tra forme linfoidi e non linfoidi e pertanto la diagnosi differenziale oltre ad avere un ruolo biologico ha anche un impatto prognostico e terapeutico. Fattori prognostici favorevoli includono:
Fattori sfavorevoli sono:
La classificazione in sottotipi L1, L2, L3 nell’ambito delle forme linfoidi ha perso significato, eccetto per il sottotipo L3 (fenotipo immunologico B-maturo; aspetto Burkitt-like) che hanno una prognosi peggiore e che pertanto necessitano di trattamenti più aggressivi. Senza riguardo ai fattori di rischio, la probabilità della remissione iniziale è del 95% nei bambini e 70-90% negli adulti. Dei bambini, i 2/3 devono avere una sopravvivenza libera da malattia di almeno 5 anni per essere considerati curati
Le leucemie acute linfoblastiche possono essere classificate dal punto di vista morfologico (esame microscopico dello striscio di sangue periferico e dell’aspirato midollare) secondo i criteri FAB:
1) Sottotipo Caratteristiche morfologiche
I blasti leucemici possono essere anche caratterizzati sulla base dell’espressione di marcatori di superficie mediante l’analisi immunofenotipica. Sulla base dell’espressione di antigeni CD vengono distinti i seguenti sottottipi:
2) Sottotipo Frequenza CD Caratteristiche cliniche
Pre-pre B 11% Bambini (5%), Adulti (11%); leucocitosi, interessamento SNC; prognosi sfavorevole.
Pre-B common;Bambini (63%), Adulti (52%); leucopenia;prognosi favorevole
Pre-B;10% Bambini (16%), Adulti (9%); leucocitosi
B maturo 4% Bambini (3%), Adulti (4%); leucocitosi,interessamento SNC e addominale e renale; prognosi attualmente migliorata.
Pre-T; 7 % ,Bambini (1%), Adulti (6%); predominanza maschile; leucocitosi, malattia extramidollare; prognosi sfavorevole
T maturo ;17 %,Bambini (12%), Adulti (18%); predominanza maschile; leucocitosi, malattia extramidollare.
La maggior parte dei pazienti ricorre al medico per manifestazioni che sono
l’espressione dell’insufficienza midollare: pallore, astenia, affaticabilità, palpitazione (anemia), petecchie, ecchimosi, emorragie cutaneo-mucose (piastrinopenia) e infezioni (leucocitosi con granulocitopenia).
Fra i segni clinici più frequentemente apprezzabili (50% circa dei pazienti) sono da annoverare le linfoadenomegalie (ingrossamento dei linfonodi), splenomegalia (ingrossamento della milza) e l’epatomegalia (ingrossamento del fegato), legate all’infiltrazione leucemica. Nel 15% circa dei casi è presente un impegno mediastinico con sintomi ad esso correlati (tosse stizzosa, dispnea, versamento pleurico). Un quadro clinico particolare è relativo alla localizzazione testicolare negli individui di sesso maschile e ovarica nelle pazienti di sesso femminile, che sono relativamente rare in fase di esordio della malattia, ma che assume una particolare rilevanza nelle recidive.
Infine, nell’ambito delle leucemie linfoblastiche si osserva il coinvolgimento del sistema nervoso centrale (meningosi leucemica con segni di ipertensione endocranica quali vomito, cefalea, rigidità nucale; disturbi oculari quali fotofobia e diplopia; disturbi coinvolgenti i nervi cranici e disturbi psichici) in circa il 5% degli individui alla diagnosi.
Senza una adeguata profilassi tuttavia, ben il 50-75% dei pazienti sviluppa una recidiva di malattia meningea.
L’inquadramento diagnostico della leucemia acuta linfoblastica prevede l’esame
Emocromocitometrico o emocromo che dimostra generalmente anemia, piastrinopenia e leucocitosi/leucopenia; la valutazione microscopica dello striscio di sangue periferico, una valutazione della coagulazione e della funzionalità cardiaca, renale, ed epatica, ed il mieloaspirato per valutazione morfologica, analisi cromosomica e fenotipo immunologico.
Alcuni fattori condizionano più significativamente la prognosi della leucemia acuta linfoblastica. Sono rappresentati essenzialmente dall’età e dalle cartteristiche biologiche della malattia (presenza di leucocitosi, fenotipo immunologico e alterazioni citogenetiche). La combinazione di questi elementi fornisce il rischio correlato alla malattia ematologica.
Rischio standard
Cariotipo Iperdiploidia
Immunofenotipo LAL-Common LAL-T
Età: bambini 1- 9 anni
adulti < 35 anni
Leucociti < 30 x 10(alla nona)/L
Tempo per Remissione Completa < 4 settimane