L’esperienza di ospedalizzazione in età evolutiva rappresenta un momento di crisi per il bambino e per i suoi familiari, che interrompe l’andamento della quotidianità dell’intero nucleo: suscita, specie in caso di malattie gravi, intense angosce rispetto all’intergrità fisica e alla vita stessa e si accompagna a sentimenti di solitudine e di esclusione.
L’esperienza di ospedalizzazione in età evolutiva rappresenta un momento di crisi per il bambino e per i suoi familiari, che interrompe l’andamento della quotidianità dell’intero nucleo: suscita, specie in caso di malattie gravi, intense angosce rispetto all’intergrità fisica e alla vita stessa e si accompagna a sentimenti di solitudine e di esclusione. L’ingresso in ospedale comporta per il bambino la perdita del proprio benessere psicofisico, del proprio ambiente, con i suoi rapporti e le sue attività; allo stesso tempo propone l’incontro ansiogeno con la malattia (propria e altrui) e con gli operatori sanitari, che (a differenza del medico di famiglia) sono portatori di messaggi di gravità e di sofferenza. In questa situazione emergono, accanto alle ansie e ai timori, intensi bisogni di normalità, che si esprimono ad esempio attraverso il desiderio di andare presto a casa, per giocare ed andare a scuola.
La presenza di una malattia importante rischia davvero di interferire con il processo di crescita, in particolare rispetto all’acquisizione di una progressiva autonomia (con arresto o regressione dello sviluppo, in particolare sul piano emotivo-relazionale) e alla costruzione dell’identità personale (che risulta incentrata sulla patologia). D’altra parte spesso la malattia comporta anche il ridimensionamento e/o l’annullamento delle normali richieste/proposte educative.
L’attività regolare di lettura in ospedale rappresenta una risorsa preziosa nell’ambito degli interventi a favore del miglioramento della qualità di vita durante e dopo il ricovero. Innanzitutto la lettura ad alta voce consente ai bambini malati, indipendentemente dall’età e dai limiti imposti dalle loro condizioni di malattia e di cura, di partecipare ad un’attività di elevato valore educativo mediata dalla narrazione, che oltre a costituire un piacevole intrattenimento fornisce un’occasione forse unica di rapporto con un adulto extra-familiare ed extra-sanitario, non richiedente ma elargente, anche se professionale. Inoltre, a livello emotivo-relazionale, l’offerta di incontro tramite la lettura di un testo si colloca in un campo transizionale, rappresentato appunto dalla storia, che fornisce una piattaforma delimitata e neutra rispetto al coinvolgimento personale, già sollecitato pesantemente dalle condizioni fisiche contingenti. L’apertura di un ambito transizionale consente infatti al bambino malato di disporsi in un’area di maggiore o minore vicinanza (rispetto al lettore e al racconto) in base alle proprie risorse e fragilità contingenti.
Nello sviluppo normale la voce costituisce il ponte che il bambino getta rispetto alla distanza fisica acquisita con la capacità motoria, che lo svincola e lo separa; nell’ambito della limitazione imposta dalla condizione di ricovero, la voce consente un contatto estremamente significativo ma a distanza, garantendo il necessario rispetto del corpo e di uno spazio di sicurezza.
La lettura ad alta voce compiuta dall’adulto aiuta anche a recuperare la fiducia nell’attenzione e nella capacità dei ‘grandi’ di comprendere e di condividere, quindi di curare. Vengono così naturalmente contenuti i sentimenti di solitudine e di incomunicabilità, e può essere superato il vissuto di fissazione atemporale dell’esistenza, a favore del recupero della continuità della propria storia di vita, che comprenda (oltre all’adesso) il passato e la prospettiva del futuro.
L’esperienza di ospedalizzazione e di malattia può allora essere meglio affrontata, perché sentita come meno devastante, quindi superata (patologie acute) o integrata (patologie croniche) nel processo di crescita. Ascoltare molte storie aiuta il bambino a riprendere il filo della propria storia, rimettendosi in cammino e recuperando il percorso precedente. Ad alcuni bambini consente anche una maggiore elaborazione simbolica, che permette di pensare (quindi di raccontare e/o di scrivere) la propria vicenda in ospedale.
Per molti genitori l’attività di lettura ad alta voce può rappresentare un modello di incontro con il proprio bambino, realizzabile anche da loro nel quotidiano, sia in ospedale sia a casa, con effetti positivi sulla qualità della relazione in un momento di particolare difficoltà.